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Al via INGREEN: un balzo in avanti per la bioeconomia

Il progetto punta sull’utilizzo di nuovi prodotti bio-based per creare collegamenti innovativi tra settori diversi, come quello alimentare, farmaceutico, cosmetico o dei mangimi, e porre così una nuova base normativa per i risultati ottenuti dall’economia circolare


Un progetto che potrebbe fare da volano per il decollo della bioeconomia. Lanciato da un consorzio internazionale di diciassette partner, parte INGREEN, nuovo progetto europeo che si propone di dare un contributo importante alle sfide poste a livello scientifico, economico e sociale dall’economia circolare. Puntando alla riconversione di scarti e sottoprodotti dell’industria agro-alimentare e delle acque di cartiera in nuovi ingredienti bio-based da utilizzare in ambito industriale.

Il progetto – partito ufficialmente pochi giorni fa con un kick-off meeting a Bologna – è finanziato con oltre 6,3 milioni di euro nell’ambito della Bio-Based Industries Joint Undertaking (BBI JU). Coordinatrice scientifica è la professoressa Rosalba Lanciotti del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna. Per l’Alma Mater sono coinvolti inoltre il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie e il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali.

LE SFIDE DELLA BIOECONOMIA

La bioeconomia è un modello economico e culturale che punta a convertire, con tecnologie innovative ed efficienti di biotecnologia industriale, le risorse biologiche e rinnovabili prodotte dalle industrie in nuove materie prime. La sfida che parte con INGREEN è arrivare a generare nuove catene di valore bio-based tra settori molto distanti tra loro: da quello alimentare, dei mangimi e dei cosmetici, fino a quello farmaceutico, nutraceutico e dell'imballaggio. Altro obiettivo è incrementare la conoscenza e la consapevolezza della società sui benefici e sulle opportunità della economia circolare.

“INGREEN – spiega la professoressa Lanciotti – genererà cinque nuove catene di valore e molteplici interconnessioni tra diversi settori industriali e prodotti bio-based innovativi e funzionali, rispondenti in sicurezza e qualità alle normative europee più stringenti. Anche la definizione di nuovi standard e requisiti per le nuove categorie di ingredienti e prodotti rappresenterà uno risultato di INGREEN, che sarà fondamentale per la creazione di una nuova base normativa per i prodotti bio-based”.

NUOVI INGREDIENTI E NUOVI PRODOTTI
INGREEN, infatti, punta a valorizzare scarti e sottoprodotti dell’industria agro-alimentare e delle acque di cartiera, trasformandoli in ingredienti bio-based, attraverso processi biotecnologici sostenibili e validati a livello industriale. Questi ingredienti potranno così essere riutilizzati, in ambiente industriale, per la produzione di nuovi prototipi alimentari, mangimistici, nutraceutici, cosmetici o farmaceutici di elevata qualità, più sostenibili e più efficaci rispetto ai prodotti di riferimento oggi in commercio.

Il progetto inoltre si propone di arrivare a produrre, a partire da reflui ad elevatissimo impatto ambientale come le acque di cartiera, un film completamente biodegradabile a base di poli-idrossialcanoati (PHA) da utilizzare in contenitori innovativi ed ecocompatibili, idonei al confezionamento di prodotti alimentari, nutraceutici o farmaceutici.

I PROTAGONISTI DEL PROGETTO
INGREEN è stato finanziato con oltre 6,3 milioni di euro nell’ambito della Bio-Based Industries Joint Undertaking (BBI JU), parte del programma Horizon 2020, grazie alla partnership tra l’Unione Europea e il Bio-based Industries Consortium, e con un contributo per l’Università di Bologna di circa 800 mila euro.

Per l’Alma Mater partecipano il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari con Giovanni Molari, Rosalba Lanciotti, i microbiologi Lucia Vannini, Francesca Patrignani, Fausto Gardini e Andrea Gianotti, ed i tecnologi alimentari Santina Romani, Pietro Rocculi e Marco Dalla Rosa; il Dipartimento di Farmacia e Biotecnologie, rappresentato da Beatrice Vitali, Carola Parolin, Stefano Fedi e Martina Cappelleti; il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali, che apporta le sue competenze con Noura Raddadi e Alessandro Paglianti.

Il progetto vede come coordinatore tecnico Narinder Bains (INEUVO Ltd, Regno Unito) e come coordinatrice scientifica Rosalba Lanciotti e coinvolge diciassette partner provenienti da diversi paesi, tra cui Italia, Regno Unito, Germania, Belgio, Olanda, Portogallo, Irlanda, Spagna, Svizzera, Francia. Fanno parte del consorzio la Federazione Europea delle Scienze e Tecnologie Alimentari (EFFoST), quattro istituti di ricerca pubblici (Unibo, FHNW, Novaid e ITT), quattro grandi imprese (Smurfit Kappa Italia, Smurfit Kappa Francia, Barilla e Molino Pivetti) e otto piccole-medie imprese (Mambelli, Ineuvo, Innoven, Avecom, Activatec, Depofarma, Isitec, Tecnopackaging).